Otis festeggia cento anni in Italia: «Qui tante chance per modernizzare le case»- Corriere.it

2022-10-09 16:40:47 By : Mr. Michael Zhu

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Sbaglia chi pensa che i reali si muovessero solo in carrozza o su lettiga. Ad esempio Federico III re di Prussia e imperatore di Germania, a Sanremo, dove si era trasferito per curarsi e beneficiare del clima mite della riviera, aveva fatto installare a Villa Zirio un ascensore per muoversi meglio senza affaticarsi. La macchina era una Otis, e si fanno risalire proprio a quella casa ligure le prime tracce della multinazionale in Italia, anche se la firma dell’atto costitutivo della «società Otis» nel nostro Paese porta la data del 16 gennaio 1922 con l’apertura della prima sede legale in Galleria Umberto I a Napoli, mentre il primo stabilimento sorse nella periferia di via Gianturco. Cento anni esatti quest’anno: «Un traguardo che siamo molto orgogliosi di celebrare, l’Italia è un Paese dalle numerose opportunità», sorride Judy Marks, presidente del colosso americano dell’ascensoristica, la cui tecnologia è stata usata per la Torre Eiffel, l’Empire State Building e la torre Isozaki a Milano.

Laurea alla Lehigh University, in Pennsylvania, già ceo di Siemens Usa e Dresser-Rand, una figlia ingegnere, la numero uno di Otis guida una galassia con 169 anni di storia e fattura 14,3 miliardi di dollari: un big presente in 200 Paesi con 1.400 uffici e 18 fabbriche per una forza lavoro totale che arriva a 70 mila persone di cui 1.700 nella Penisola. «In Italia gestiamo tante unità, qui sono presenti tanti edifici datati e ascensori di una certa età che hanno bisogno di essere modernizzati. L’Italia ha anche molti sviluppatori immobiliari che vogliono concludere accordi con noi per installare elevatori smart e scambiare informazioni sull’utente per rendere questo sistema di spostamento ancora più efficiente». Anche se non dimentica le difficoltà degli ultimi due anni, lo sguardo di Judy Marks riesce sempre a cogliere le occasioni nelle criticità. «Abbiamo sperimentato non poche sfide, dalle materie prime all’aumento dei costi di lavoro e, conseguentemente, alla crescita della domanda e dell’inflazione — osserva la presidente —. Ciò non toglie che le performance nelle nostre 18 fabbriche e nei contratti a livello globale siano state positive».

«Il 2021 è stato un anno difficile perché la pandemia scemava, ma resisteva in alcuni Stati, però un elemento chiave della nostra strategia è stata la produttività: aumentarla per controbilanciare la spinta dei costi anche se prima del Covid avevamo cominciato a ridurli, per fare in modo che i nostri professionisti potessero completare le installazioni nel modo più sicuro ed efficiente possibile». Forte di questa sicurezza che sta traghettando Otis oltre la tempesta dei mercati globali, la presidente vede «un futuro roseo» per il settore. «Con l’avanzata dei processi di urbanizzazione molte persone continueranno a muoversi nelle città, mentre l’invecchiamento della popolazione è un dato di fatto. Noi puntiamo a migliorare i nuovi impianti spingendo su innovazione e ricerca e sviluppo — afferma Marks —. Vogliamo portare al pubblico nuovi prodotti come l’ascensore connesso e puntiamo a espandere l’assistenza: il nostro settore dei servizi è il più grande al mondo con 2,1 milioni di unità manutenute. Svilupparlo significa stare più vicini al mercato». Le città si sviluppano sempre di più «in modalità smart», è la riflessione della manager, e quindi l’ascensore diventerà parte di questo viaggio. «Per esempio oggi abbiamo implementato robot che possano interfacciarsi con ascensori per offrire room service e forniture negli ospedali senza bisogno dell’ausilio umano».

Un terzo dei 2,1 milioni di elevatori Otis nel mondo è già connesso. Un esempio è Otis One, il sistema che consente al cliente di vedere cosa succede al suo interno da remoto. Oppure Otis line, la linea dedicata che tramite telefonino permette ai meccanici di individuare problemi e malfunzionamenti e intervenire addirittura prima che se ne accorga il cliente. Eletta presidente della società nel 2017, Marks l’ha condotta al suo debutto sul New York Stock Exchange nel 2020. «Siamo molto soddisfatti di essere diventati una independent company, inoltre abbiamo dimostrato di saper essere resilienti durante la pandemia e questo è un elemento essenziale per aumentare le quote di mercato». Il prossimo piano a cui si fermerà Otis sarà quello indicato dall’agenda Onu 2030: la riduzione di emissioni del 50% nei suoi stabilimenti e uffici, anche con l’aiuto di una flotta elettrica e poi la parità di genere a livello dirigenziale del 50%. «L’anno scorso la quota era del 36% e nei prossimi otto anni dobbiamo aggiungere un altro 14%». Portando Otis oltre al piano più alto, quello al di là del soffitto di vetro.

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di Monica Guerzoni, inviata a Praga

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