Il pulsante del freno di emergenza non è stato azionato. È la prima indiscrezione che emerge dalla perizia tecnica effettuata sull’ascensore del ministero degli Esteri sul quale Fabio Palotti, 39 anni, stava eseguendo una manutenzione ordinaria. La cabina è piombata all’improvviso sull’ascensorista e lo ha schiacciato. Era il 28 aprile e Palotti è morto sul colpo. La perizia è ancora in corso ma quel pulsante non azionato sembrerebbe già una prima certezza.
C’è anche un altro fronte dell’indagine: punta sull’apparato di sicurezza all’interno della Farnesina. Il corpo di Fabio Palotti è stato ritrovato 15 ore dopo la sua morte nonostante una funzionaria avesse segnalato di avere percepito un grido di aiuto arrivare da un’ala del palazzo. Cosa non è andato per il verso giusto? Come mai nessuno, a fine serata, si è accorto che quel lavoratore non aveva lasciato la Farnesina? A questi interrogativi, posti anche dall’avvocato Michele Montesoro, legale della famiglia Palotti, dovrà rispondere anche il capodella sicurezza della Farnesina, che verrà ascoltato nei prossimi giorni. Fabio Palotti aveva un badge personale che strisciava all’inizio e alla fine del turno di lavoro.
La sera del 28 aprile avrebbe dovuto lasciare la Farnesina alle 22. Ma quel badge non è mai stato passato al lettore. Purtroppo, proprio quel giorno, il manutentore aveva litigato con la moglie. Lei, poi, si era addormentata e non lo aveva richiamato. Si è accorta la mattina dopo che il compagno non era tornato a casa. Palotti era papà di due bambini di 10 e 2 anni. La moglie non lavora. Per questo il sindacato Uilpa ha lanciato una colletta per sostenere la famiglia dell’ascensorista.