David Geffen Hall, al via l’inaugurazione del cuore concertistico di Manhattan – La Voce di New York

2022-10-10 04:22:00 By : Ms. Joyce Wu

President: Giampaolo Pioli    |    Editor in Chief: Stefano Vaccara English Editor: Grace Russo Bullaro 

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La prima prova acustica con la New York Philharmonic nella rinnovata David Geffen Hall, 15 agosto 2022. ©New York PhilharmonicChris Lee

La proiezione un po’ azzardata fatta la scorsa primavera si è rivelata veritiera: la David Geffen Hall, da lungo tempo sede della Filarmonica di New York, riaprirà le porte al pubblico, sabato 8 ottobre, con ben due anni di anticipo rispetto alla tabella di marcia, dopo un compiuto progetto di ristrutturazione da 550 milioni di dollari, incentrato sui tanto necessari miglioramenti acustici e rifacimenti estetici. 

La sala da concerto, progettata da Max Abramovitz, è stata inaugurata, nel 1962, come prima sede dell’attuale complesso di 16 acri, del Lincoln Center for the Performing Arts, nell’Upper West Side, di Manhattan. Da allora l’auditorium fu ampiamente criticato per la scarsa risonanza del suono a cui susseguirono una serie di sforzi per risolvere il problema. I lavori di ristrutturazione iniziarono nel 1964, 1965 e 1969, seguiti da un’importante ricostruzione nel 1976.  Rinominato Avery Fisher Hall (in onore di una donazione del pioniere delle apparecchiature audio), l’edificio riaprì con un’acustica ancora scarsa, tanto che nel 1992, vennero collocati dei riflettori ai lati del palcoscenico. L’insoddisfazione non si placò e nel 2005 fu annunciata una riprogettazione che non andò a buon fine.

Finché, nel 2015, arrivò un nuovo impulso grazie alla donazione di 100 milioni di dollari da parte di David Geffen (dirigente dell’industria dell’intrattenimento) e alla creazione di una nuova squadra di lavoro che –  con a capo la Presidente  della Filarmonica Deborah Borda-  alla fine del 2019 ha annunciato una serie di interventi da compiere entro febbraio 2024. Ma una inaspettata accelerazione -dettata dalla cancellazione degli spettacoli a causa della pandemia e da un cospicuo finanziamento ponte- ha permesso di raggiungere la chiusura dei lavori in tempi record, e organizzare in tutta fretta il nuovo calendario. 

L’orchestra festeggerà il suo ritorno quattro giorni prima dell’inizio della stagione 2022/2023, con due concerti gratuiti della durata di un’ora, ciascuno dei quali comprende la prima mondiale di “San Juan Hill: A New York Story” del compositore Etienne Charles, commissionato dal Lincoln Center for the Performing Arts per la New York Philharmonic, ed eseguito da Etienne Charles e Creole Soul insieme all’orchestra, diretta dal direttore musicale Jaap van Zweden; a seguire un paio di serate di gala ufficiali, il 26 ottobre con Renée Fleming, Lin-Manuel Miranda, Brian Stokes Mitchell, Bernadette Peters e Vanessa Williams, e il 28 ottobre, la prima mondiale di “You Are the Prelude” di Angélica Negrón. “Finalmente l’orchestra della nostra città -costruita con coraggio nel periodo più buio della storia – ha una sede all’altezza del suo immenso talento e della sua creatività. Ringrazio le migliaia di persone che hanno reso questo progetto una realtà, e ai milioni di newyorkesi che desiderano trovare l’ispirazione: benvenuti!”, ha detto una emozionata Deborah Borda. 

Il cuore concertistico di Manhattan spera di aver finalmente messo un punto ai problemi del suo auditorium e di aver ideato una sala di classe mondiale in grado di attirare le nuove generazioni di musicisti. “Non c’era nulla di certo fino al pomeriggio del 15 agosto, quando l’orchestra ha provato per la prima volta, suonando più volte la Settima Sinfonia di Bruckner”, spiega il direttore  musicale Jaap van Zweden. “Sono molto orgoglioso di dire che la sonorità è fantastica”. Lo conferma Judith LeClair, primo fagotto dal 1981: “Finalmente sento le melodie. Non ho paura di fare morbidi attacchi, il suono è caldo e legnoso”.  La Geffen Hall, ora, è più piccola di circa 500 posti (per un totale di 2.200), il che – secondo il progettista del suono Paul Scarbrough -dovrebbe comportare un notevole miglioramento dell’acustica.“Ridurre la distanza tra le poltrone lontane e il palcoscenico fornisce un respiro intorno ai musicisti”, spiega. “La cosa non funzionante era il soffitto sopra il palco, troppo basso, che riportava velocemente l’energia sonora, rendendo molto difficile sentire ciò che accadeva”. Un’importante modifica dell’inclinazione del livello dell’orchestra migliora notevolmente l’acustica e le pareti in legno massiccio di faggio contengono il riverbero, la risposta dei bassi e la differenziazione del suono, a tutte le frequenze. Inoltre le scanalature variabili nella boiserie del teatro assecondano il movimento delle onde sonore e garantiscono l’equilibrio acustico. “Il viaggio è stato lungo ed è arrivata l’alba di una nuova era per la New York Philharmonic”, sottolinea Deborah Borda. “Il processo di ricostruzione  ha reso l’istituzione più forte e l’ambiente scenico completante mutato”.

Quasi tutto l’edificio, la cui ristrutturazione è stata guidata dallo studio Diamond Schmitt Architects e gli spazi pubblici progettati da Tod Williams Billie Tsien Architects, è nuovo. I cambiamenti si notano fin dall’ingresso dalla piazza: l’atrio è raddoppiato ed è ora dominato da uno schermo di 15 metri di larghezza che trasmetterà gratuitamente i concerti in diretta; ci sono un caffè, un ristorante afro-caraibico dello chef Kwame Onwuachi, vincitore del premio James-Beard, e un’area biglietteria vetrata che funge da luogo di accoglienza generale del Lincoln Center. Il palcoscenico in quercia bianca è dotato di 20 ascensori motorizzati, di un organo digitale Walker Technical, di una cabina cinematografica retrattile, di uno schermo cinematografico incorporato e di una capacità di retroproiezione. Sono stati aggiunti camerini e spazi per le prove, oltre a un passaggio per passare da destra a sinistra nel backstage. Lampadari retrattili si alzeranno prima di ogni spettacolo, regolando quattro livelli di luminosità. Le pareti delle scale sono rivestite con 35.500 piastrelle italiane, Orsoni, fatte a mano con foglia d’oro giallo e bianco antico. I soffitti delle scale sono blu ammiraglio e la grande passeggiata ha un pavimento in terrazo con strisce di bronzo. Le poltrone in velluto color oro, del 1976, sono state sostituite da un motivo floreale su tessuto Maharam e avvolgono il palcoscenico spostato in avanti di 25 piedi.

Tutto nell’edificio -dalle maniglie delle porte alle assi del pavimento alle ringhiere- ha una sensazione di rassicurante solidità.  “È stata reimmaginata per la nostra comunità, e i temi della stagione – Casa, Liberazione, Spirito e Terra – saranno una riflessione critica sulle questioni diventate più urgenti negli ultimi anni, con un’attenzione particolare al mondo del lavoro”, spiega Deborah Borda. Il progetto è stato e sarà di supporto per sopperire al brusco calo dell’occupazione. “Non è mai mancata la determinazione per trasformare questa visione in realtà -in migliaia i lavoratori coinvolti della Turner Construction Company,  24 ore su 24″.

La sala ha trascorso mezzo secolo dietro i suoi difetti, una storia che per molti versi segue l’evoluzione economica e culturale della città. Sia la Filarmonica che il Lincoln Center, suo padrone di casa, continuano a lottare per creare legami forti con un pubblico più ampio e diversificato, una promessa ancora in gran parte non mantenuta dopo sei decenni. Gli spettatori sono invecchiati (età media 57 anni) e il modello di vendita degli abbonamenti  è altrettanto scricchiolante (la pandemia ha distrutto le vendite del botteghino).  New York dipende molto dal successo della Geffen Hall, pilastro dell’economia e dell’identità della Grande Mela. Il progetto sostiene 600 milioni di dollari di sviluppo economico e 6.000 posti di lavoro per i newyorkesi. Nel corso della costruzione, il team ha assicurato il 42% di partecipazione di imprese appartenenti a minoranze e donne; il 51% della forza lavoro proviene da comunità sottorappresentate.

“La nuova David Geffen Hall è un’opportunità unica nel suo genere per creare una base più equa e inclusiva per le arti di New York”, ha dichiarato Shanta Thake, Ehrenkranz Chief Artistic Officer del Lincoln Center. Idea condivisa dalla presidente della New York Philharmonic: “ Questo progetto ha come obiettivo principale quello di riunirsi, imparare dal passato e iniziare ad aprire le porte a un nuovo tipo di accoglienza”. Ed è importante rimarcare come “La David Geffen Hall sia una dichiarazione di fede da parte di un’enorme squadra di persone che ha creduto nel potere duraturo del paesaggio culturale di New York e si è unita per realizzarlo: la donazione di David Geffen, ha dato lo slancio iniziale, e la donazione tempestiva di  Clara Wu Tsai, membro del consiglio di amministrazione del Lincoln Center, ci ha permesso di proseguire”.  Fa eco Henry Timms, presidente e amministratore delegato del Lincoln Center for the Performing Arts: “La rivitalizzazione della David Geffen Hall è il simbolo di una New York ancora aperta agli affari. Cosa significa?  Sicuramente che  la città è ancora il centro vibrante del potere economico e investe nella cultura”.

Ad ogni modo la vera domanda è se la nuova architettura – più accogliente, trasparente e, incrociando le dita, acusticamente migliore – abbia per sempre modificato il karma della Geffen Hall. È impossibile indovinare. Il vero banco di prova sarà sabato, quando il pubblico prenderà posto per vedere la New York Philharmonic suonare i primi accordi nella sua nuova, vecchia casa.

Tra i libri di diritto ha capito che la sua vera passione sono le parole. Si occupa di New York, cultura e fa interviste. Content creator, social media director e autrice di podcast.

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