Dal teatro agli spazi di co-working, dalla promenade nella parte rialzata al rooftop “Cosimo Fanzago”: nel 2024 la nuova Dogana di Avellino, Centro giovani moderno e funzionale - Orticalab.it

2022-10-10 02:00:21 By : Mr. Bill ZenithMachinery

Presentato il progetto definitivo esecutivo alla città. Il sindaco di Avellino: «Grazie a chi ci ha preceduto ma è la mia amministrazione ad aver risolto i problemi. Avremo presto un Capoluogo che torna ad identificarsi nei suoi simboli principali: dogana e torre dell’orologio». L’architetto Multari: «Sarà un anello di congiunzione, un luogo molto attrattivo all’esterno, meglio ancora quando sarà funzionale all’interno»

2 giorni fa di Luigi Salvati

«La nuova Dogana rinascerà come un centro per i giovani, per la promozione, per il sostegno alle attività produttive e lo farà con una visione moderna. All’interno di un luogo monumentale costruiamo una soluzione di prospettiva. Avremo presto un cuore che pulsa, in un centro storico che è tornato a vivere ed una città che torna ad identificarsi nei suoi simboli principali: la dogana e la torre dell’orologio»: è il sindaco di Avellino Gianluca Festa ad aprire il confronto con la città promosso per conoscere il progetto definitivo-esecutivo del Palazzo della Dogana.

Tutte occupate le poltroncine della Chiesa del Carmine, luogo in cui si è tenuto il dibattito, segno evidente dell’attenzione di associazioni e cittadini verso un monumento storico della città che, finalmente, dopo decenni, sta per scoprire una nuova vita. In prima fila anche il vicesindaco Laura Nargi, l’assessore al Patrimonio Stefano Luongo, l’assessore all’Urbanistica Emma Buondonno. Poco dietro l’ex primo cittadino Paolo Foti che ha impegnato buona parte del suo quinquennio per il reperimento dei fondi necessari e per avviare un iter procedurale molto complesso.

«La dogana non rappresenta solo un momento ma un simbolo di ripartenza - ha spiegato il sindaco - restaurare il monumento significa far ripartire la città e ridarle sviluppo. È stato un percorso tortuoso, una vicenda molto complessa e per questo motivo ci tengo a ringraziare i sindaci che mi hanno preceduto, Galasso, Foti, Ciampi e gli assessori che si sono dedicati, Biazzo, Romei, Gambardella e Mancusi. Tutti hanno contribuito perché si arrivasse ai giorni nostri. Va però dato atto a questa amministrazione di aver affrontato e risolto una serie di problemi che ci permettono di essere qui oggi. Ringrazio lo Studio Multari-Corvino che ha preso a cuore l’opera, non solo come un intervento di restauro ma come un dono da fare alla città. Tutto questo ci consente di presentare un progetto di bellezza e funzionalità».

Ma il protagonista principale della giornata è sicuramente Giovanni Multari, Professore di Composizione Architettonica e Urbana all’Università Federico II di Napoli, che da tempo sta lavorando al progetto di recupero e restauro del monumento. Dettagliata la sua relazione con la quale, attraverso una serie di slide, ha mostrato alla città quella che presto sarà la nuova dogana di Avellino.

«Finalmente dopo molto tempo abbiamo un progetto definitivo-esecutivo. Per un edificio che è eredità di una intera comunità. Questo è stato il nostro punto di partenza, per un’architettura purtroppo molto malandata, direi ammalata. Un abbandono nato dall’incendio del cinema. Sicuramente una condizione abbastanza inusuale. Rispetto alle domande e al bisogno di rivivere questo spazio, oggi riusciamo a poterlo “riabitare” - io non sono di Avellino ma è questo il concetto base da cui ci siamo mossi -. Così recuperiamo la sua memoria storica, mantenendo innanzitutto il perimetro murario e la facciata del Fanzago, molto rimaneggiata nei secoli per i vari problemi che ci sono stati. Per fortuna invece l’incendio e il terremoto non hanno causato grossi danni, se non alle statue della facciata principale, che verrano recuperate e restaurate per una sorta di museo en plein air. Proveremo a “svincolare” questa parte storica, tentando di costruire un dispositivo interno che definisca dei piani, delle funzioni, fino ad arrivare, con vari livelli, al limite della costruzione della dogana, della sua copertura. È questa la novità del progetto. Un rooftop, una copertura calpestatile, che intende avere un rapporto diretto con la costruzione della città, che in quel punto va molto in elevazione. Stabilendo così nuove relazioni anche in alto, non solo alla base».

«L’utente, il cittadino, il visitatore incontrerà una piccola promenade nella parte rialzata e retrostante alla facciata. Una sorta di solco realizzato in questo spazio architettonico, da lì poi una scala - oltre ad un ascensore per disabili - che conduce alla quota del terrazzo, il rooftop "Cosimo Fanzago", volutamente dedicato a questo straordinario architetto che ha dato prestigio e lustro alla città di Avellino. Tenteremo di avere un pavimento dedicato proprio a questa figura».

Un piano terra molto grande e disponibile, nella parte centrale, a tutta altezza. Lo abbiamo chiamato “il teatro della Dogana”. La comunità ha reclamato questo luogo per appuntamenti, attività culturali, spazi di socialità, tantissime le richieste che ci sono arrivate anche attraverso i social e gli articoli della stampa. Un processo di fatto partecipativo. Poi, al livello superiore, una sala riunioni, uno spazio di co-working, dei servizi, dei locali tecnici, funzioni di supporto in grado di far vivere l’edificio nelle molte ore del giorno.

«È quella che ha stabilito il Comune, un centro per i giovani. Funzione esatta e corretta, se parliamo di un’eredità così importante non può che essere tramandata alle future generazioni di Avellino».

«Noi abbiamo completato il progetto esecutivo, a breve ci sarà anche la procedura di gara con la manifestazione di interesse. Questa procedura porterà ad una aggiudicazione, verosimilmente entro l’anno potremmo avere anche l’appaltatore. Da quel punto, il nostro progetto prevede un tempo di realizzazione stimato in di 12 mesi. Questa è la nostra scommessa, fine 2023. Le operazioni di pulizia a carico dell’amministrazione ci danno un grande vantaggio perché poco alla volta ci offrono anche la possibilità di scoprire alcuni angoli resi disponibili sono con la rimozione delle macerie dell’incendio».

«Non ci sono prospettive, dal mio punto vista operativo, in questo senso. E non mi piace dire che la Dogana avrà una firma. È della città, la città reclama il suo monumento, con un carattere pubblico straordinario. Quello che sicuramente si verificherà è un processo di rigenerazione, qui siamo ad una soglia, uno spazio di mezzo tra la città otto-novecentesca e il centro antico. Un anello di congiunzione, un luogo molto attrattivo all’esterno, ma ancora meglio quando sarà funzionale all’interno».

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