Il prossimo inverno gli italiani potrebbero avere a che fare con una vera e propria “austerity del termosifone”. Il ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, ha firmato il decreto sul risparmio energetico che prevede la riduzione di un’ora del periodo di accensione degli impianti di riscaldamento e di 15 giorni del periodo di funzionamento.
L’obiettivo è tagliare i consumi di gas attraverso una legge che riguarda tutti gli impianti, pubblici (in negozi e uffici) e privati (qui trovate tutte le scadenze per gli aiuti alle famiglie per il caro bollette). Per mettere i consumatori nelle condizioni di seguire i dettami, Enea pubblicherà un vademecum con le indicazioni essenziali per impostare correttamente la temperatura di riscaldamento che gli amministratori potranno rendere disponibile ai condomini“. Ecco cosa prevedono le norme entrate in vigore.
L’accensione dei caloriferi è stata posticipata di 8 giorni e lo spegnimento è stato anticipato di 7. Occorre precisare che l’ora giornaliera e i 15 giorni in meno in cui gli impianti potranno essere utilizzati sono stabiliti in base alle cosiddette “zone climatiche”.
La normativa che regola orari e date è il DPR n. 74 del 2013, che suddivide il territorio nazionale in sei zone climatiche: dalla A, la più “calda”, alla F, la più “fredda”. Il nuovo decreto va a modificare proprio questi parametri, secondo il seguente schema:
Per citare alcuni esempi: nella zona A troviamo località della Sicilia come Lampedusa, Linosa e Porto Empedocle. Come ricorda Altroconsumo, nella zona B sono incluse anche Reggio Calabria e Crotone, mente nella zona C figurano grande città di Sud e Sardegna come Bari, Brindisi, Cagliari, Sassari, Napoli, Benevento e Taranto, ma anche Imperia e Latina. La zona di Roma è la D, in compagnia di Firenze, Pescara, Ancona, Genova, Foggia e Verona. La zona climatica che comprende Milano è la E, assieme ad altri importanti centri del Nord come Torino, Bologna, Aosta, Bolzano, Trento, Trieste e Venezia. In questo insieme sono incluse anche località in quota come Potenza, Enna e L’Aquila. Nella zona F, infine, vediamo Belluno e Cuneo (si spengono i monumenti: dove saranno al buio).
L’altra importante novità introdotta dal nuovo provvedimento riguarda la temperatura massima da impostare sul termostato in abitazioni private, negozi ed edifici pubblici. Il piano prevede la riduzione di un grado rispetto a quanto previsto dal decreto legge sopra citato (il n. 74/2013). I limiti sono suddivisi in due macroinsiemi:
Le nuove norme valgono per tutti i tipi di abitazione, che siano a riscaldamento centralizzato o autonomo. Per queste ultime, tuttavia, l’obbligo sembra trasformarsi in “forte raccomandazione”, in quanto l’attività di controllo risulterebbe impossibile su vasta scala. Per i condomini dotati di riscaldamento centralizzato, invece, spetterà all’amministratore il compito di far rispettare le direttive ministeriali. I controlli verranno effettuati a campione, proprio contattando gli amministratori di condominio.
Il provvedimento prevede alcune esenzioni. In particolare, le restrizioni previste dal decreto “non si applicano agli edifici adibiti a luoghi di cura (come gli ospedali), scuole materne e asili nido, piscine, saune e assimilabili e agli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e simili”, nonché “agli edifici che sono dotati di impianti alimentati prevalentemente a energie rinnovabili” (e intanto la crisi del gas aiuta il carbone: i nuovi prezzi da record).
Sono previste anche altre deroghe. In presenza ad esempio di “situazioni climatiche particolarmente severe, le autorità comunali, con proprio provvedimento motivato, possono autorizzare l’accensione degli impianti termici alimentati a gas anche al di fuori dei periodi indicati al decreto”. Purché ciò avvenga “per una durata giornaliera ridotta” e con valori di temperatura dell’aria “ridotti di un grado centigrado”.
Nel vademecum di raccomandazioni che l’Enea sta elaborando, sono inclusi alcuni consigli preziosi per il risparmio energetico all’interno di negozi e uffici. Al di là delle nuove restrizioni, sarebbe ottima cosa che gli esercizi ottimizzassero i consumi interni, come quelli legati all’utilizzo di stampanti, lampadine (a basso consumo), sistemi di illuminazione intelligenti e ascensori.
Agli esercizi commerciali si raccomanda inoltre di tenere spente le insegne durante la notte e di staccare l’alimentazione elettrica delle prese quando si abbassa la saracinesca. Sarebbe opportuno anche tenere chiuse le porte e utilizzare correttamente le cosiddette barriere d’aria per evitare dispersioni di calore in inverno.
Se le norme verranno rispettate alla lettera, l’Italia potrebbe risparmiare fino a 6 miliardi di metri cubi di gas nell’arco di un anno. A patto però che, oltre alla “minima riduzione delle temperature del riscaldamento”, si proceda anche con “l’utilizzo di combustibili alternativi per limitati periodi e l’utilizzo ottimizzato dell’energia”, si legge nell’informativa del MITE (tetto al prezzo del gas: ecco in cosa consiste il piano Italia).
L’abbassamento di un grado nelle sole abitazioni non fa bene solo all’ambiente, ma ovviamente anche al portafogli e alla salute, riducendo al minimo i disagi legati a una temperatura tollerabile. Secondo l’Enea, si ridurrebbero i consumi di gas di circa 82 metri cubi (l’8% in meno), per un risparmio medio di 110 euro in un anno. In totale si risparmierebbero 1,8 miliardi di metri cubi di metano se tutti abbassassero di un grado la temperatura.
Riscaldare casa oltre i 20 °C durante il giorno e oltre i 16-18 °C di notte appare superfluo ai fini del mantenimento del calore domestico. Se all’abbassamento di un grado si considera anche l’ora di riscaldamento in meno e la riduzione dei giorni in cui è possibile tenerlo acceso, si stima per ogni famiglia un risparmio di 133 metri cubi di gas, pari a circa 135 euro in bolletta.
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